Lella Kmar

L’impegno delle donne per affermare i propri diritti passa anche dai progetti sul campo, progetti concreti che creano collettività e tengono insieme non solo la lotta contro le discriminazioni di genere, ma anche quella per il diritto a un lavoro e a un salario degno, la lotta per il clima, il diritto all’acqua, la battaglia contro le discriminazioni razziali.

Layla Mastouri ha 55 anni e, come racconta, ha avuto due vite: una prima della riconversione al biologico e una dopo. Figlia di contadini della regione di Beja, dove i campi del nord-ovest della Tunisia si estendono tra le rovine romane, un mucchio di case in mattoni e una moschea, è laureata in ingegneria agroindustriale.

Mastouri è riuscita a sfuggire al destino riservato a buona parte delle donne della sua regione: raccogliere frutta e verdura per una paga misera nei terreni che un tempo appartenevano agli abitanti di quei villaggi, oggi gestiti dall’agroindustria. È finita, però, a lavorare per gli imprenditori che hanno trasformato quei terreni in monocolture. Fino al giorno in cui, a causa di tutti quei pesticidi, si è ammalata. Uscita dall’ospedale, ha deciso che doveva creare un futuro diverso.

Oggi Mastouri abita nella cittadina di El-Battan, tra le colline alle spalle di Tunisi, dove ha fondato la cooperativa tutta femminile Lella Kmar, che oggi riunisce un centinaio di donne. “Sono donne che prima lavoravano come operaie agricole, alla giornata”, spiega Mastouri. “Qui invece hanno un lavoro stabile. È anche una questione di appartenenza: questa cooperativa è la loro. Qui lavorano con amore, con pazienza e sono pagate degnamente”.
Le lavoratrici setacciano un couscous che non assomiglia a quello scomparso dai grandi magazzini tunisini a causa della penuria di semola. Più scuro, dal profumo intenso, questo è prodotto a partire dall’antica varietà di grano duro locale mahmoudi, dai grandi chicchi e le barbe nere scure. Il couscous di Lella Kmar è arrivato fino in Italia: dal 2014, la cooperativa tunisina aderisce al presidio Slow Food e ha partecipato agli incontri che, al Salone del Gusto Terra Madre di Torino, riuniscono produttori impegnati a ridare valore al cibo nel rispetto di chi lo produce e dell’ambiente.

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