Bochra Triki

Nell’ultimo decennio, l’attivismo femminista non si è espresso solo nelle piazze virtuali e reali, ma anche attraverso una serie di iniziative artistiche e culturali. Tra queste c’è il Festival Tashweesh. Con la sua prima edizione nel 2022, Tashweesh si unisce a una serie di dibattiti, workshop e laboratori sui femminismi che regolarmente popolano le aule di Tunisi.

“Tashweesh” è una parola araba che significa frastuono, confusione, oppure mormorio, come quello di molte voci nella folla. “Vogliamo fare rumore”, raccontano le partecipanti. Il festival si tiene in tre città diverse fra Europa e Nord Africa: Tunisi, Bruxelles e Vienna. Per tre giorni nella capitale tunisina attraverso spettacoli, gruppi di lettura, proiezioni e concerti, si parla di stereotipi, utopie queer e transgender, di genere e corpi nello spazio pubblico, strategie attiviste e soprattutto di rivoluzioni femministe. Gli eventi, che si svolgono in diversi spazi e antichi palazzi della città vecchia, sono organizzati in partnership con L’Art Rue, un’associazione che ha sede a Dar Bach Hamba, un palazzo del diciassettesimo secolo nel cuore del suq El Blat, lo storico mercato degli speziali.

A fondare il festival è uno dei volti più conosciuti della scena femminista della capitale, già curatrice di diverse iniziative che mettono insieme idee, arte e parola per riflettere su comunità femminili e queer: Bochra Triki. Insieme all’artista libanese Tania El Khoury, Triki spiega come uno degli obiettivi del festival sia ridefinire lo spazio pubblico, occuparlo con l’arte, farne una questione politica. “L’arte è un linguaggio - spiega Triki - ed è anche un mezzo fondamentale per l’attivismo. Quando è profonda ci permette di riflettere, dialogare, e avanzare a favore della nostra causa”.

  • Continua con la storia di Noujoud Rejbi

    Giornalista e autrice del podcast “Femmes en sursis”

  • Continua con la storia di Amal Haoue

    Attivista di #EnaZeda